Invecchiamento Attivo: cosa è come funziona

quando inizia terza eta

Nel corso della vita ci si ritrova spesso a dover affrontare problemi di natura patologica che fino a qualche tempo prima erano davvero impronosticabili. Su questo tema dibattiamo molto e in diversi articoli del nostro blog sottolineiamo quanto sia fondamentale la prevenzione di tali disturbi o malattie, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano e regolare. Non sempre, infatti, basta un montascale per anziani per arginare tutte le difficoltà dei nostri cari una volta che quest’ultimi entreranno nella terza età.

Nonostante l’immenso contributo in termini di assistenza motoria conferita da una piattaforma come il montascale, per l’appunto, è imprescindibile adottare una politica di invecchiamento attivo che aiuti a vivere una vecchiaia con serenità e più autonomia.

Ma cos’è l’invecchiamento attivo e come funziona? Sono molteplici le misure che negli ultimi anni spingono in questa direzione per cui, ecco il nostro punto sul tema con tutte le informazioni necessarie per comprendere bene di cosa si tratta.

Invecchiamento attivo: definizione

Prima di avventurarci nei dettagli di questo tema, è bene partire dalla definizione di invecchiamento attivo. A tal proposito, in nostro aiuto arriva l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già nel 2002 indicò l’invecchiamento attivo come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”.

Volendo semplificare questa definizione solo apparentemente complessa, quando parliamo di invecchiamento attivo intendiamo raccogliere tutto l’insieme di attività sociali, fisiche e personali che contribuiscono a migliorare in maniera sensibile la vita degli anziani. L’importanza di un active ageing, come viene definito in inglese, sta assumendo sempre più rilevanza perché i suoi effetti negli ultimi anni hanno mostrato un impatto positivo nono solo a livello individuale, ma anche collettivo.

Consentire ed incentivare gli anziani ad attivarsi in maniera costante in attività formative, difatti, non contribuisce solo a risollevare mente e corpo dei diretti interessati; è invece la società tutta a raccogliere i frutti di una politica che agisce in tal senso. Le motivazioni sono anche di natura economica oltre che demografica: l’Europa in particolar modo detiene un livello di longevità tra i più alti in assoluto e se da un lato questo dato può sottolineare il successo dell’evoluzione tecnologica e medico-sanitaria, dall’altro lato è pur vero che anziani passivi o completamente inattivi non contribuiscono in alcun modo al benessere comune. Affinché i nostri cari non siano ma soprattutto non siano un peso a livello sociale è dunque fondamentale spingere verso l’invecchiamento attivo; per farlo esistono diverse mansioni e diversi campi pronti ad accogliere in maniera recettiva le persone in età avanzata, al fine di coinvolgerle in attività di routine che al tempo stesso siano funzionali alla comunità. Nel prossimo paragrafo entreremo nei dettagli di quest’ultimo spunto chiave cercando di analizzare anche quali sono le misure presenti in Italia che agiscono in questa direzione.

Invecchiamento attivo: attività e misure in Italia

Esortare i propri cari verso un invecchiamento attivo non è sufficiente se l’ambiente in cui si vive non è all’altezza di una condotta di vita che ragioni in quest’ottica. Ecco, dunque, che vale la pena considerare i fattori – anche a livello politico – che risultano necessari ai fini del successo di un progetto sociale come questo. Prima di farlo è bene stilare un piccolo elenco effettivo di tutte quelle attività utili per coloro che entrano nella terza età e che rientrano pienamente nel concetto di invecchiamento attivo:

  • Fare volontariato
  • Coltivare relazioni sociali
  • Assistere familiari con disabilità
  • Fare i nonni
  • Coltivare hobby
  • Viaggiare
  • Giardinaggio
  • Svolgere attività fisica
  • Restare nel mercato del lavoro

Dunque da questo primo elenco, che va comunque inteso come approssimativo dal momento che il ventaglio di possibilità è vastissimo, appare subito evidente che il mix di attività utili ai fini di un invecchiamento attivo tocca diverse tematiche: ci sono impegni che riguardano puramente l’aspetto fisico, mentre altri che intervengono in soccorso al benessere mentale; infine, non manca tutta quella serie di misure volte all’integrazione efficace dell’anziano all’interno del sistema sociale in cui vive.

Ma come possono essere rese possibili tali attività? Sicuramente l’aspetto burocratico e legislativo, in particolar modo nel caso delle politiche del lavoro, può e deve supportare queste misure. Ponendo il caso dell’Italia va ricordato che ad oggi solo il pensionamento ed il prolungamento della vita lavorativa sono gli interventi più coerenti con l’active ageing.

Seppur discordi e dissonanti tra loro, il pensionamento e il prolungamento della vita lavorativa agiscono nella stessa direzione: il primo consente all’adulto che sia avvia verso la terza età di concedersi del tempo da dedicare ad altre attività che magari non ha mai potuto coltivare durante il percorso lavorativo; il secondo invece permette di restare attivamente all’interno di un sistema (quello del lavoro) che spesso si rivela integrante e coinvolgente. Non sono rari i casi infatti di anziani che si sentono persi una volta lasciato il proprio lavoro, dal momento che l’ufficio o l’ambiente in cui esercitavano la propria professione era magari composto da amicizie, rapporti e relazioni che inevitabilmente la cessazione della propria attività va ad interrompere.

Ecco che allora l’invecchiamento attivo risulta chiaramente il frutto di un giusto mix di impegno personale ma anche politico e sociale; ad oggi, la speranza è che nei prossimi anni questo tema sia sempre più dibattuto e perseguito perché nulla è più importante del benessere dei propri cari, soprattutto se in età avanzata.

Un pensiero su “Invecchiamento Attivo: cosa è come funziona

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