Al giorno d’oggi sono diverse le patologie che possono influire negativamente sull’aspetto motorio e comunicativo e, in entrambi i casi, comportare una difficoltà di socializzazione molto seria. In questi casi, coloro che soffrono di problemi alla mobilità spesso e volentieri possono accedere a dispositivi di assistenza fondamentali come il montascale per disabili; diversamente, nell’ambito delle condizioni patologiche che colpiscono la sfera psichica e mentale occorrerà un lavoro completamente diverso.
In questo articolo ci concentreremo proprio su quest’ultima tipologia di problema, andando ad approfondire la sindrome di Asperger, uno dei disturbi più difficili da interpretare. Vediamo allora cos’è e come riconoscerla nel corso di questa analisi, cercando di chiarirne gli aspetti più controversi.
Sindrome di Asperger: cos’è e principali cause
La sindrome di Asperger è un particolare disturbo che rientra nel campo dell’autismo, una condizione patologica che colpisce a livello neuropsichico. Tra le sue principali caratteristiche riscontriamo senza dubbio una difficoltà comunicativa e l’incapacità a socializzare; a quest’ultimi tratti si aggiungono poi altri sintomi quali gestualità confusa e ripetitiva oltre ad un senso di goffaggine generale.
Come detto, tuttavia, l’indicazione più fedele alla sintomatologia della sindrome di Asperger è quella legata alla seria difficoltà di comunicazione e di conseguente socializzazione: il soggetto colpito da questo disturbo risulterà così privo di interesse alcuno, particolarmente apatico e indifferente agli stimoli sociali ma al contempo assumerà un atteggiamento maniacale o ossessivo nei confronti di particolari aspetti, come gli orari.
Contrariamente alle patologie che solitamente trattiamo sul nostro blog, la sindrome di Asperger mostra i primi segnali d’allarme intorno ai primi anni d’età, verosimilmente tra i 2 e i 3 anni. Questo dettaglio ci offre uno spunto d’analisi importante nell’andare ad intercettare le potenziali cause del problema.
In linea generale, ad oggi non vi sono grossi certezze sulla natura dell’Asperger (chiamata anche semplicemente così) ma l’origine più plausibile è quella legata ad aspetti ereditari. Nello specifico, potrebbe trattarsi di una mutazione genetica a livello del DNA quindi a far scaturire questo disturbo ma per ora si parla comunque solamente di ipotesi.
Una seconda teoria vede poi un’alterazione anatomica-funzionale del cervello come altra possibile causa della sindrome di Asperger; in particolar modo, recenti studi stanno cercando di identificare determinate anomalie a livello del lobo frontale e di quello temporale.
In ultimo, va invece scongiurato e respinto con certezza la possibilità che tale sindrome possa essere in qualche modo legata al percorso di vaccinazione dei bambini. Questo tema è stato spesso associato all’autismo in senso più generale ma nel tempo non ci sono state prove a supporto di questa tesi per cui ad oggi è esclusa la correlazione tra gli eventi.
Sindrome di Asperger: come identificarla
Per quanto riguarda la diagnosi della sindrome di Asperger, bisogna ricollegarsi a quanto espresso nel paragrafo precedente a proposito dei sintomi di questo disturbo. Nello specifico, ricordiamo che i segnali d’allarme principali riguardano l’incapacità da parte del soggetto di instaurare una relazione con la società che, nel contesto dei bambini durante l’infanzia, può essere riscontrato nei primi anni di scuola.
Il soggetto, in tenera età, sospetto di Asperger mostrerà dunque un linguaggio talvolta altamente forbito ma piuttosto distaccato che non favorirà lo sviluppo delle relazioni con i coetanei. Va ricordato che questo disturbo non coincide affatto con un ritardo mentale anzi, in alcuni casi è verosimile che ci sia una capacità intellettiva anche superiore alla media.
Allo stesso modo, il bambino sarà pervaso da una sorta di assuefazione e assenza di emozioni che ne contraddistinguerà il carattere particolarmente apatico, come abbiamo già avuto modo di definire. Per questo motivo capire come identificare la sindrome di Asperger non è cosa semplice: in linea generale da un punto di vista scientifico occorrerà servirsi del parere di diverse figure professionali quali ad esempio psicologo, psichiatra e logopedista. Tuttavia, nonostante già durante i primi anni di età sia possibile avvertire dei campanelli d’allarme, solitamente è intorno agli 11 anni di età che i medici si spingeranno verso una diagnosi più accurata.
Servirà aspettare lo sviluppo e la crescita del bambino relativo alle prime fasi di vita per capire fin dove l’incapacità relazione e comunicativa descritta sia un fenomeno circostanziato oppure una manifestazione della condizione patologica.
In conclusione, sicuramente un buon consiglio in questi casi è quello di tenere d’occhio i piccoli sin dai primi anni di vita, cercando di interagire con loro e stabilire una forma di comunicazione non verbale fin da subito.