Una delle soluzioni complementari al montascale per anziani nell’ottica dell’assistenza sanitaria è senza dubbio la scelta di una caregiver. Queste figure professionali ricoprono un ruolo fondamentale nella cura e nella gestione delle persone in età avanzata, soprattutto se non autosufficienti; tuttavia, pur restando consapevoli che il benessere degli anziani sia un aspetto di primaria importanza, è sempre giusto orientare il punto di vista anche su questa tipologia di lavori che sono comunque chiamati ad assumere un impegno di responsabilità unica.
Questa premesse risulta fondamentale nell’analisi della sindrome del caregiver, una condizione di malessere che può scolpire in diversi casi questa categofia di lavoratori. È questa la ragione per cui nel corso di quest’articolo affronteremo nel dettaglio cos’è la sindrome del caregiver e quali tutele esistono per supportarli nella loro attività di assistenza.
Sindrome del caregiver: cos'è e cause
La sindrome del caregiver è una condizione psicofisica che si manifesta in risposta all’eccessivo stress e sforzo fisico provocato dall’incessante attività di assistenza agli anziani. Volendo fare un parallelismo col mondo “tradizionale” del lavoro, potremmo definirlo il classico burnout del lavoratore, termine inglese che indica il concetto di bruciato come esaurito, scoppiato. A prescindere dalla radice etimologica, è più importante concentrarsi sugli effetti che questo termine racchiude; in questo senso facciamo riferimento, come leggermente anticipato, alla manifestazione di una serie di condizioni che creano forte malessere a sotto diversi punti di vista. Volendone elencare i principali sintomi potremmo stilare una lista come quella che segue:
- Insonnia
- Mancanza di appetito
- Sbalzi d’umore
- Cali di concentrazione
- Vuoti di memoria
- Stress
- Ansia e senso di preoccupazione
- Irritabilità
Insomma, pur avendo connotazioni maggiormente psicologiche, la sindrome del caregiver affligge anche la sfera fisica come diretta conseguenza, condizionando non solo il lavoro ma la vita in generale dell’assistente sanitario. Naturalmente, sono diverse le cause che favoriscono questo particolare disturbo e spesse volte sono connesse al grado di assistenza fornita, oltre che all’esperienza personale di ogni singolo caso: in linea generale, possiamo dire che il caregiver possa sentirsi ipercoinvolto o completamente distaccato, ritrovandosi o a vivere in funzione totale dell’assistito o al contrario lasciandosi pienamente abbandonare di un vuoto emotivo difficile da colmare.
Una delle cause della sindrome del caregiver più frequenti è tuttavia la demenza senile; gli anziani che ne soffrono necessitano infatti di un’attenzione esasperata dal momento che tendono a dimenticarsi anche le funzioni primarie, spesso mostrando senso di smarrimento, reazioni violente ingiustificate e perdita di memoria in generale. Volendo esser ancor più precisi, occorre dire che finora ci siamo rivolti alla figura del caregiver come a quella di un professionista, ma in determinati casi a ricoprire questo ruolo sono i familiari del paziente per cui tutto quanto descritto sopra assume contorni ancor più rilevanti. I parenti o le persone vicine all’anziano raramente sono preparate a svolgere un compito di tale responsabilità, finendo inoltre coinvolti dall’aspetto mentale che ne peggiora la sintomatologia.
È soprattutto a questa categoria di persone in particolare che vanno rivolte tutte le attenzioni e i sussidi solidali che agiscono per evitare la sindrome del caregiver.
Sindrome del caregiver: tutele e prevenzione
Le misure che favoriscono il benessere del caregiver contrastandone la sindrome da burnout sono molteplici e riguardano principalmente al sfera umana dell’assistenza. È questo un presupposto necessario perché la parte emotiva è senza dubbio tra le più sollecitate durante l’attività assistenziale; il consiglio principale resta tuttavia sempre quello di prevenire la sindrome, preparandosi in anticipo a livello mentale e fisico per sorreggere un impegno di tale portata. In questo senso, si può caldamente suggerire di cercare il costante dialogo e confronto con gli altri parenti e amici affinché si possano aprire le prime valvole di sfogo per lo stress accumulato; lasciarsi andare ad uno sfogo è necessario per alleggerire il fardello di lavoro e preoccupazioni quotidiane e proprio per questo motivo va presa in considerazione l’attività fisica, laddove possibile. Potersi ritagliare una fetta di tempo da dedicare completamente a se stessi ed al proprio corpo darà giovamento anche alla mente, influenzando positivamente il resto delle attività.
In maniera simile, occorrerà cercare di mantenere uno stile di vita regolare, sia a livello alimentare che per quanto riguarda gli orari; in questo modo l’organismo sarà ben bilanciato e, sebbene le giornate possano risultare diversamente pesanti, si avrà la giusta forza mentale e fisica. Infine, non va sottovalutato il supporto di uno specialista, soprattutto in casi più gravi, per iniziare un percorso di rafforzamento e sostegno psicologico, ricordandosi che il benessere proprio e altrui vanno sempre di pari passo.