Spazi ampi, segnaletiche chiare e arredi funzionali sono probabilmente gli aspetti a cui si pensa più frequentemente quando si progettano luoghi accessibili, accoglienti e fruibili da chiunque. Eppure, uno degli accorgimenti più sottovalutati negli ambienti inclusivi è il montascale per anziani e per disabili. Ben più che un dettaglio secondario: iniziare un progetto da questo dispositivo vuol dire mettere al centro dell’attenzione chi, troppo spesso, rischia di rimanere ai margini.
Facciamo però un passo indietro e chiariamo cosa si intende quando si parla di “ambienti inclusivi”. Questo concetto non fa riferimento soltanto a spazi fisici privi di barriere architettoniche: l’inclusività suggerisce qualcosa di più ampio e profondo. Un ambiente inclusivo è quello in cui ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche, abilità, età o condizioni fisiche, possa sentirsi a proprio agio e messa in condizione di partecipare attivamente alle attività del luogo.
Ambienti inclusivi: cosa sono davvero
Qualsiasi spazio, pubblico o privato, può essere progettato o organizzato in modo più o meno inclusivo. Abbracciando questa vocazione, le differenze non rappresentano un ostacolo ma sono considerate parte integrante della comunità. Un’aula scolastica inclusiva, ad esempio, non deve limitarsi a garantire un banco adatto agli alunni in carrozzina, ma tiene conto anche di chi ha difficoltà di apprendimento o bisogni sensoriali specifici. Lo stesso discorso vale per un ufficio: non si è inclusivi soltanto installando una rampa, ma quando si prevedono spazi flessibili, percorsi chiari, aree di quiete, tecnologie assistive.
Dietro il concetto di ambiente inclusivo, poi, si cela un insieme di valori culturali e relazionali: le persone devono sentirsi benvolute, ascoltate, rispettate. Eliminare ogni barriera fisica non è sufficiente: se rimangono barriere sociali come pregiudizi, mancanza di attenzione o esclusione silenziosa come si può parlare davvero di inclusività? Progettare ambienti inclusivi significa andare oltre le misure standard: vuol dire immaginare ogni spazio come un luogo pensato per una pluralità di persone, anche eventualmente tutte diverse tra loro. È un atto di cura e di attenzione, ma anche di responsabilità sociale.
Creare ambienti inclusivi: il montascale come punto di partenza
Alla luce delle premesse fatte anche una comunissima scala può diventare una barriera insormontabile, invisibile per chi non la percepisce come tale. Ed è per questo motivo che, iniziando a progettare un ambiente inclusivo a partire dal montascale, si può cominciare ad abbattere, in tutti i sensi, il problema più immediato: l’accessibilità fisica. Il montascale non è solo un fattore tecnico: la sua presenza comunica a chiunque entri in un ambiente che quello spazio è pensato per tutti, nessuno escluso. Si evita così quell’effetto di “allontanamento silenzioso” che spesso accompagna persone con disabilità motorie, anziani o anche chi è alle prese con una limitazione fisica temporanea.
Da un punto di vista meramente strategico, inoltre, pensare al montascale in una fase preliminare aiuta ad integrarlo nel progetto architettonico nella maniera più armoniosa possibile, senza doverlo inserire successivamente in modo più “forzato”. Durante le fasi iniziali di un progetto il dispositivo potrà essere collocato in posizioni strategiche, oltre che personalizzato con materiali e colori che lo rendano parte dell’ambiente, anziché un corpo estraneo. Questo discorso vale tanto per i nuovi edifici quanto per le ristrutturazioni. Partire dal montascale, infine, invita a riflettere più profondamente sull’inclusività. Questa valutazione riguarda non solo chi ha la responsabilità concreta di pensare e disegnare gli ambienti, come il progettista, l’architetto o l’ingegnere di turno, ma coinvolge anche chi commissiona gli spazi: enti pubblici, amministratori, aziende, privati. E, perché no, interessa anche la società in generale, chi vive e utilizza quegli ambienti. Non si tratta soltanto di superare un gradino ma di cambiare mentalità: vedere le barriere non come limiti inevitabili ma come ostacoli da annullare fin dal principio.









