Si sa, viviamo in un’era dominata da un costante bombardamento di informazioni che ha favorito il diffondersi di un atteggiamento superficiale verso tutto ciò che ci circonda. Basti pensare
all’avvento dei social network. Reti cosiddetti sociali che in realtà hanno snaturato la natura stessa delle relazioni. Il caffè preso in un bar, lo sguardo dell’interlocutore e il tempo che reciprocamente si usava regalarsi è stato spesso e volentieri rimpiazzato dalla mercificazione digitale e da meccanismi automatici e impersonali: pubblico una foto, ricevo un “like”. Funziona, dà subito soddisfazioni, non comporta fatica.
Ma in tutto questo c’è, come si può ben capire, un grosso prezzo da pagare. Questo a prima vista potrebbe sembrare un discorso riproposto acriticamente che tradisce un atteggiamento di avversione verso tutto ciò che è novità. In effetti chi lo condivide, e sono soprattutto le persone in età più avanzata, è presto tacciato di chiusura mentale o di conservatorismo oltranzista. Da qui nascono le incomprensioni intergenerazionali e il duello tra le due fazioni contrapposte. ”Ai miei tempi…” contro “Siamo nel 2020!”. Sembrerebbe difficile tentare una mediazione in questo contesto e addirittura un intellettuale come Umberto Eco, nel corso di un’ intervista, era giunto al punto di profetizzare veri e propri episodi di intolleranza di giovani contro vecchi o viceversa per motivi demografici (“calano le nascite e l’aspettativa di vita sfiora i cento anni […]. L’istinto del rifiuto verso ciò che essendo diverso può nuocere è sempre lì e bisogna essere pronti”.
In questo campo di battaglia esistono però degli attori speciali: i nonni. Questi appartengono alla categoria degli anziani, ma rispetto ai nipoti mostrano d’abitudine un atteggiamento più indulgente e condiscendente che è spesso ripagato con un affetto straordinario e con l’ascolto. “Prima il dovere e poi il piacere” o “Riparare piuttosto che buttare” sono delle sentenze che assumono un’aura di autorevolezza maggiore se espresse dai nonni piuttosto che dai genitori per il motivo appena illustrato. Esse esprimono e trasmettono un senso di dedizione e di cura assoluto, un’ attenzione responsabile e più profonda verso le cose importanti da individuare nel mondo che ci circonda.
Allora anche le nuove leve assorbono quelli che sono gli insegnamenti fondamentali che ci vaccinano contro gli stimoli negativi che la società contemporanea suscita in continuazione. Come i paraocchi, indispensabili per permettere al cavallo di focalizzarsi sull’obiettivo evitando le distrazioni e tutto ciò che è superfluo, così funzionano i consigli dei nonni.
In conclusione, il nonno che si risente perché a tavola si fa un uso inappropriato del cellulare tagliando i contatti con i commensali in carne ed ossa per cercare relazioni virtuali non si mostra affatto un fastidioso moralista che non è più calato nella realtà in cui vive. invece un profondo conoscitore delle dinamiche che lo circondano e cerca con i propri mezzi (seppur spesso inefficaci) di contrastarle. Come delle Cassandre instancabili i nostri nonni continuano a scagliare giavellotti verso i nuovi cavalli di Ulisse.
E meno male che almeno loro lo fanno.
Articolo a cura di Elelift – Montascale e Piattaforme Elevatrici