Quando si pensa alle patologie che colpiscono maggiormente gli anziani si suole fare una distinzione tra quelle che condizionano l’aspetto fisico e quello mentale. Nel caso del morbo di Parkinson, invece, ci ritroveremo di fronte ad una malattia che parte dal colpire la sfera neurodegenerativa per poi riflettere i suoi effetti negativi anche sul corpo in senso più ampio.
È per questo che spesso chi soffre di questa malattia ricorre anche a dispositivi di assistenza alla mobilità come il montascale per anziani, ma in questo articolo andremo ad approfondire il tema a 360° concentrandoci su tutti gli aspetti più importanti da conoscere.
Senza indugiare ulteriormente andiamo a scoprire nel dettaglio cos’è il morbo di Parkinson e quali sono i sintomi principali.
Morbo di Parkinson: principali cause e sintomi
Nel paragrafo introduttivo abbiamo anticipato gli effetti principali del morbo di Parkinson sul corpo umano, tuttavia, per una comprensione più chiara della patologia è giusto andarla a definire con precisione. Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che condiziona equilibrio e movimenti riducendone drasticamente le capacità di controllo.
È questo il motivo per cui tale patologia viene inserita nell’insieme dei cosiddetti “Disordini del Movimento”, di cui ne rappresenta sicuramente una delle più diffuse e frequenti. Non a caso, si stima che solamente in Italia ci siano circa 250.000 casi con una maggiore incidenza sugli uomini anche se al giorno d’oggi non è ancora chiaro se ci sia una ragione scientifica dietro questo dato.
Questo spunto ci aiuta ad entrare nel merito delle cause del morbo di Parkinson che si distinguono tra aspetti biochimici, genetici e situazionali con in particolare quest’ultime che, come avremo modo di vedere, restano ancora tutte da decifrare. Procedendo per ordine, dal punto di vista biochimico possiamo dire che il morbo di Parkinson coinvolge una struttura molto interna del nostro cervello in cui ritroviamo i cosiddetti gangli della base. Quest’ultimi sono un gruppo di nuclei, ossia insieme di neuroni nel sistema nervoso centrale, responsabili di una varietà di funzioni molto ampia tra cui anche il controllo dei movimenti volontari.
Tra i componenti principali dei gangli c’è la sostanza nera, area in cui agisce il neurotrasmettitore della dopamina ed è proprio questo il secondo elemento determinante nello sviluppo del morbo di Parkinson: questa malattia nasce proprio in seguito ad un calo di produzione di dopamina dovuta alla degenerazione dei neuroni dopaminergici. La conseguenza principale dei livelli bassi di dopamina sarà quindi una risposta meno efficace e reattiva del nostro corpo ad eseguire i movimenti, ed è proprio questo aspetto che introduce gli effetti o sintomi principali del morbo di Parkinson.
Tra questi ne possiamo identificare quattro che riassumeremo di seguito:
- Tremore generale (soprattutto nelle mani)
- Rigidità degli arti e al tronco
- Lentezza nei movimenti (Bradicinesia)
- Instabilità o equilibrio precario
A questi si aggiungono poi tante altre condizioni particolari come sentirsi stanchi o deboli, perdere la concentrazione (ad esempio dimenticare il filo del discorso) e parlare con voce molto bassa. Gli effetti non si esauriscono purtroppo qui perché possono colpire anche l’umore causando depressione, apatia e disturbi d’ansia.
Concludendo infine il discorso legato alle cause, occorre sottolineare la presenza di una storia familiare positiva per la malattia in tanti casi analizzati, per cui dal punto di vista genetico è facile ipotizzare che tanti geni responsabili dello sviluppo del morbo siano ereditari. C’è poi il tema legato alle differenti situazioni tra i vari pazienti perché in talune circostanze è stata riscontrata una maggior diffusione del problema a seconda del tipo di lavoro svolto o del contesto urbano in cui vivevano i vari soggetti.
Morbo di Parkinson: diagnosi e cure
L’elenco di sintomi descritto nei paragrafi precedenti non va confuso come un’indagine diagnostica accurata per la quale bisognerà invece rivolgersi ad un neurologo. Sarà suo compito valutare con esattezza la condizione di ogni paziente badando a decifrarne la gravità della patologia e naturalmente la sua natura.
Nel caso del morbo di Parkinson, purtroppo, la sola diagnosi non servirà a identificare un percorso terapeutico che possa curare l’anziano da questa malattia. Sicuramente, uno degli interventi più indicati in questi casi è quello che mira a ristabilire l’equilibrio cerebrale attraverso la somministrazione di dopamina “extra”. In questo caso di ricorrerà alla levodopa (L-dopa) che ha proprio il ruolo descritto poco fa e dunque può aiutare il soggetto interessato dalla patologia a lenire i sintomi.
Al netto di questa valutazione va infine precisato che il fatto che non si possa guarire dal Parkinson non necessariamente significa che saranno accorciate le aspettative di vita: ad oggi, difatti, non c’è alcuno studio che in qualche modo colleghi il morbo di Parkinson con la morte prematura, pur complicando sensibilmente la fase di invecchiamento.