L’ultima indagine Istat parla chiaro: il futuro dell’Italia è in mano a pochi e anziani. La fotografia scattata dall’Istituto di Statistica preoccupa, e non poco: complici la bassa natalità, l’emigrazione giovanile e il crescente invecchiamento della popolazione, gli abitanti del nostro Paese sono destinati a calare sempre più. Se al 1° gennaio 2023 gli italiani erano circa 59 milioni, il totale scenderà gradualmente fino ai 46,1 milioni nel 2080. Numeri che rendono necessario prendere di petto il fenomeno, incentivando politiche mirate a supporto delle famiglie, per promuovere la natalità, scoraggiare la fuga dei cervelli e allo stesso tempo attrarre e integrare meglio gli immigrati.
I dati Istat sugli anziani in Italia: Mezzogiorno verso un progressivo spopolamento
Nel giro di mezzo secolo, insomma, è prevista una flessione di 12,9 milioni di residenti in Italia, ma forse non è questa la statistica a spaventare maggiormente. Il rapporto tra individui in età lavorativa (bambini e anziani) e non lavorativa (sotto i 15 anni e sopra i 64 anni), oggi pari a circa 3:2, nel 2050 sarà vicinissimo a 1:1, con serie implicazioni socio-economiche. L’indicatore rivela quanto peso economico e sociale grava sulla popolazione attiva: un rapporto di 1:1, dunque, denota un alto carico. Praticamente, oltre a supportare sé stesso, ogni lavoratore dovrà sostenere un individuo in età non lavorativa. Un simile fenomeno avrà inevitabili ripercussioni sui sistemi previdenziale, sanitario e, in generale, sull’intero tessuto sociale ed economico del Paese. Con un numero così elevato di pensionati, i contributi dei lavoratori potrebbero non essere sufficienti a pareggiare i conti. Gli anziani, inoltre, tendono ad avere maggiori esigenze sanitarie, con ulteriore pressione su un servizio finanziato dalle tasse di chi lavora. Non finisce qui: il progressivo spopolamento si preannuncia molto più grave al Sud rispetto agli altri territori. Il Mezzogiorno, infatti, rischia di perdere fino a 7,9 milioni di abitanti entro il 2080, finendo per aggravare ulteriormente le discrepanze con il resto del Paese.
L’invecchiamento della popolazione: affrontare il fenomeno
Uno dei principali motivi del decadimento della popolazione italiana è da ricercare nel basso tasso di natalità. In Italia, in fin dei conti, il numero medio di figli per nucleo familiare è tra i più bassi d’Europa: la famiglia sta dunque cambiando in maniera significativa. Non è raro imbattersi in nuclei monoparentali o coppie senza figli. Al tempo stesso, però, la speranza di vita in Italia è tra le più alte al mondo, grazie ad un sistema sanitario tutto sommato efficace e ai progressi della scienza. Del resto la cosiddetta generazione del “baby boom”, costituita dai nati negli anni Cinquanta e Sessanta, è ora prossima all’età pensionabile, con un numero crescente di anziani rispetto alla popolazione attiva. C’è poi da sottolineare come, negli ultimi decenni, molti giovani italiani abbiano deciso di trasferirsi all’estero in cerca di miglior fortuna.
Per correre ai ripari, allora, saranno sempre più necessarie apposite politiche di sostegno alle famiglie. Incentivi economici come le detrazioni fiscali per chi ha figli e sussidi per l’acquisto di beni di prima necessità si riveleranno a dir poco indispensabili. L’estensione dei congedi parentali, con una maggiore flessibilità sia per le mamme che per i papà, potrebbe consentire di conciliare meglio la vita lavorativa con quella familiare. Promuovere la stabilità del lavoro, riducendo il precariato, significa dare ai giovani una maggiore sicurezza economica per pianificare il loro futuro. Agevolazioni per l’acquisto della prima casa e politiche di affitto a canone agevolato sono una manna dal cielo soprattutto per le giovani coppie e le famiglie con bambini molto piccoli. Aprirsi a risorse straniere consente di accogliere in modo opportuno gli immigrati, specialmente in settori lavorativi in cui c’è carenza di manodopera: investire in programmi di integrazione, compresi corsi di lingua, politiche di inclusione sociale e riconoscere le qualifiche professionali straniere favorisce una migliore integrazione per tutti. Politiche e strategie integrate e coordinate, con il coinvolgimento di vari attori sociali, economici e istituzionali, rappresentano un approccio virtuoso e a lungo termine con cui affrontare le sfide demografiche del futuro.