Curare da soli i genitori anziani può portare a depressione: lo studio

invecchiare in salute

Prendersi cura in prima persona di un genitore anziano non autosufficiente comporta un carico non solo a livello emotivo e psicologico, ma addirittura dal punto di vista fisico: un peso che potrebbe gravare sui figli anche dopo la morte del proprio caro.

A dimostrare queste asserzioni è stato uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Université Paris Dauphine, pubblicato su Applied Economics Letters, una accreditata rivista scientifica a tema economico.

La correlazione tra assistenza e depressione

Secondo gli studiosi, gran parte dei sintomi di questo peculiare stato di depressione può essere dovuta all’importante sforzo sostenuto per seguire l’anziano parente bisognoso di aiuto. Si tratta di una condizione che riguarderebbe in maniera principale le donne, per via del loro coinvolgimento particolarmente assiduo nell’assistenza domiciliare. La depressione tende a manifestarsi a partire dagli ultimi mesi di vita del genitore e raggiunge il picco subito dopo la sua morte. Più che all’inevitabile dispiacere e al lutto per la perdita, i sintomi sono ricollegabili allo stress e agli sforzi richiesti ai figli: è interessante notare come questo sia evidente soprattutto in quei Paesi con un sistema socio-assistenziale poco sviluppato e non adeguatamente finanziato. Come confermato dalla testimonianza degli studiosi, in tutta Europa non sono pochi i casi in cui i figli devono caricarsi sulle spalle il peso della cura del genitore non autosufficiente: il più delle volte i sostegni garantiti dal sistema di welfare pubblico non sono abbastanza. Il gruppo di ricerca ha preso in esame i dati dello SHARE, acronimo di Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe, una rilevazione che si occupa di seguire nel tempo le condizioni di salute e l’invecchiamento di un campione di cittadini europei che ha superato i 50 anni di età.

Il ruolo dell’assistenza pubblica

Confrontando il legame tra la morte della madre non autosufficiente e la depressione dei figli in vari paesi di tutta Europa, la ricerca ha dimostrato che l’impatto è maggiore laddove l’investimento nell’assistenza pubblica è più scarso. Nel momento in cui servizi come cure domiciliari, case di riposo oppure ospizi sono deficitari, insomma, i familiari sono investiti di maggiori responsabilità nelle scelte riguardanti il malato vicino alla morte. Si tratta di una testimonianza importante, che non lascia spazio a dubbi e che impone di prendere in considerazione nuove soluzioni per un futuro migliore. Tenere un genitore non autosufficiente a casa, ad esempio, è un compromesso adottato spesso a fin di bene, pensando che questi possa beneficiarne: tuttavia, come abbiamo visto, la scelta diventa presto insostenibile per chi se ne prende cura, sia dal punto di vista economico che di salute.

L’importanza dei caregiver

Ma quali sono i Paesi più virtuosi nella cura degli anziani? Nella classifica degli Stati europei che dedicano a questa voce oltre il 2% del PIL spiccano Olanda (2,95%), Svezia, Danimarca, Svizzera e Belgio. Molto indietro l’Italia, ferma a quota 0,94%, accanto a Repubblica Ceca, Slovenia e Spagna. Germania, Francia e Austria investono tra l’1,5 e l’1,8% del PIL. Lo studio italo-francese diventa in definitiva una sostanziale ammissione dell’importanza del ruolo del caregiver nella vita di tutti i giorni degli anziani. L’allungamento del tempo medio di vita, correlato ad un costante incremento delle patologie cronico-degenerative in terza età, genera infatti condizioni di notevole impegno per cura e assistenza, sempre più frequenti e sempre più gravosi per pochi familiari. Si tratta di una vera e propria fase di emergenza, che non è più possibile ignorare: per questo è auspicabile che, tutelando quei caregiver sempre più bisognosi di aiuto, si possa così garantire indirettamente un invecchiamento sereno ad anziani, disabili e malati non autosufficienti.

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