Cause disabilità intellettive: quali sono

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Un meccanismo intellettivo nettamente al di sotto della media, associato a limitazioni funzionali nella comunicazione, nell’autocontrollo, nelle abilità sociali e nell’autonomia personale e ad una comprovata necessità di supporto: sono tutti elementi caratteristici di una disabilità intellettiva. Si tratta di una condizione che può apparire evidente fin dalla prima infanzia, di solito in età pre-scolare, e si traduce in una difficoltà più o meno importante nell’acquisire, nel mantenere o nell’applicare competenze o insiemi di informazioni specifiche.

Gli individui colpiti da queste mancanze sono una netta minoranza: circa il 3% della popolazione presenta un QI inferiore a 70, ma se si considera chi ha necessità di supporto la percentuale di soggetti con disabilità intellettive gravi scende circa all’1%. La disabilità intellettiva è una condizione eterogenea, che può avere molteplici cause, che possono essere sia di natura biologica (genetiche e non genetiche), ma anche dovute a condizioni ambientali.

Cause biologiche della disabilità intellettiva

Si può operare una prima suddivisione tra cause biologiche genetiche e non genetiche. Si parla di cause genetiche nel momento in cui siano presenti anomalie in un singolo gene oppure nei cromosomi: è il caso della sindrome di Down, dovuta alla presenza, parziale o totale, di un cromosoma 21 in più. Sono state descritte più di 750 cause genetiche delle disabilità intellettive, ma le più note e frequenti sono circa 27. Basti pensare che una persona su 400 nella popolazione soffre di una disabilità intellettiva causata da una di queste 27 sindromi. Le cause non genetiche delle disabilità intellettive, invece, sono quelle che si determinano a livello biologico e possono scatenarsi in momenti diversi della vita di un individuo: prima della nascita, durante il parto oppure per patologie insorte in seguito al parto, come ad esempio encefaliti, meningiti o traumi cranici.

Le cause pre-natali comprendono sindromi genetiche, errori congeniti del metabolismo, malformazioni cerebrali, malattie materne o influenze ambientali come l’abuso di alcol o droghe. Le cause perinatali includono una varietà di eventi immediatamente collegati al travaglio e al parto, che portano alla encefalopatia neonatale. Le cause postnatali annoverano danno ipossico-ischemico, lesioni cerebrali traumatiche, infezioni, patologie demielinizzanti, disturbi convulsivi, deprivazione sociale grave e cronica e sindromi e intossicazioni tossico-metaboliche.

Disabilità e condizioni ambientali

L’intelligenza è determinata sia da fattori genetici che ambientali. Una disabilità, dunque, può essere dovuta anche ad uno svantaggio socio-culturale: è in questa eventualità che si parla di cause ambientali delle disabilità intellettive. Va comunque sottolineato come le disabilità intellettive dovute a gravi carenze a livello educativo o socioculturale costituiscano una minoranza. Tali fattori, infatti, sono più frequentemente responsabili di diagnosi di disturbi dell’apprendimento o di disturbi nello sviluppo della personalità. Le carenze possono essere più o meno gravi ed avere effetti diversi a seconda dell’età del bambino. Lo svantaggio socioculturale può produrre in alcuni individui effetti negativi tali da portare ad una diagnosi di disabilità intellettive, soprattutto per chi ha già di partenza una dotazione intellettiva inferiore agli standard.

Questa condizione può provocare effetti negativi sulle prestazioni cognitive, che vanno via via accumulandosi con il passare del tempo, soprattutto fino all’adolescenza, e che aumentano in presenza di disturbi della personalità. La scienza indica un ruolo determinante dei fattori socio-ambientali nell’insorgenza e nella vulnerabilità alle disabilità intellettive, nonostante ci siano ancora molti aspetti da approfondire. Per prevenire simili complicanze è consigliabile favorire una maggiore inclusione sociale attraverso un supporto adeguato nei confronti delle persone con disabilità intellettive, ricoprendo un ruolo protettivo contro l’aggravamento della condizione di disabilità. È auspicabile dunque che questi aspetti costituiscano un focus d’attenzione nella pratica clinica e nel trattamento dei pazienti, visto l’importante impatto potenziale sulla qualità della vita di una persona.

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