La vitamina D è una sostanza essenziale per il nostro corpo. La sua funzione principale è quella di salvaguardare la salute delle nostre ossa, ma nel complesso contribuisce a svariate funzioni vitali, tra cui soprattutto il corretto funzionamento delle risposte immunitarie. Per questo motivo, negli ultimi tempi, è stata considerata un valido ausilio nella lotta al Covid-19. Persino l’umore è collegato alla vitamina D, che è capace di stimolare la produzione di serotonina, l’ormone della felicità.
Alcuni studi di laboratorio hanno addirittura trovato una correlazione tra l’attività della vitamina D e il rallentamento dello sviluppo dei tumori. Questa sostanza, infatti, frenerebbe la crescita delle cellule, favorendo la differenziazione a dispetto della riproduzione incontrollata. Questi risultati, ottenuti in laboratorio, non hanno però ancora trovato una piena conferma clinica.
In ogni caso, un corretto apporto quotidiano di vitamina è fortemente indicato soprattutto per le persone anziane, che abitualmente soffrono di fragilità ossea e debolezza muscolare: queste patologie, notoriamente associate al comune avanzare dell’età, molto spesso sono proprio il risultato della carenza di questa sostanza.
L’assunzione di vitamina D
È proprio l’alimentazione a contribuire al nostro fabbisogno giornaliero di vitamina D per il 10-20%. Una prima strada per introdurre questa molecola nel nostro organismo, infatti, è proprio attraverso una dieta equilibrata. I cibi che la contengono di più sono i pesci grassi come salmone, sgombro e aringa, il tuorlo d’uovo, il fegato e alcuni derivati del latte. Ne esistono tuttavia varie forme: se la D3 è contenuta per lo più negli alimenti di origine animale, la D2 è più ricca nei vegetali, ed è da ricercare soprattutto in alcuni funghi e nella frutta secca.
A prescindere dall’alimentazione, comunque, la vitamina D viene sintetizzata per lo più dal nostro stesso organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi solari operato dalla pelle. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, dopo il passaggio nel sangue, una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene, dove viene attivata.
A proposito dell’importanza dei raggi ultravioletti, per produrre la quantità di vitamina D necessaria al nostro organismo sono sufficienti almeno 15 minuti di esposizione alla luce del sole al giorno. Per non essere mai a corto di vitamina D è bene esporci quotidianamente al sole, anche durante i mesi invernali, e cercare di privilegiare quegli alimenti più ricchi di questa sostanza.
Un abuso della vitamina D, tuttavia, non fa bene al nostro corpo: può comportare un eccesso di calcio nel sangue, con conseguenti sintomi neurologici, cardiovascolari, gastrointestinali, renali e muscolari.
Benefici della vitamina D per gli anziani
Oltre a rafforzare l’apparato muscolo-scheletrico, la vitamina D può rivelarsi un valido alleato per prevenire le malattie neurodegenerative e preservare le funzioni del cervello. Per questo motivo, i valori di questa sostanza negli anziani vanno sempre monitorati. Varie patologie legate all’età, tra cui Parkinson e Alzheimer, possono essere allontanate dalla combinazione dieta/esposizione al sole.
Purtroppo, tuttavia, nei soggetti ultrasessantenni si va spesso incontro a fenomeni di ipovitaminosi D. A parità di esposizione solare, infatti, l’organismo di una persona anziana produce il 30% in meno di vitamina D: una ridotta esposizione ai raggi ultravioletti e la limitata assunzione di cibi come latte e derivati, nel tentativo di ridurre il rischio cardiovascolare, fanno il resto. Come rimediare, allora, ad una possibile carenza? Una soluzione può essere quella di arricchire l’alimentazione con opportuni integratori vitaminici, da farsi prescrivere da un medico o da un nutrizionista. Per monitorare il livello di vitamina D nel sangue, comunque, è necessario fare delle periodiche analisi ematologiche, su prescrizione medica, in modo da tenere sempre sotto controllo i nostri anziani.