Battiti cardiaci degli anziani: quando si possono considerare normali

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L’età avanzata, lo stato di salute generale, l’abitudine ad un’attività fisica più o meno regolare e l’assunzione di determinati farmaci sono tutti fattori che possono influenzare i battiti cardiaci negli anziani. In generale, un graduale abbassamento della frequenza cardiaca con il passare degli anni è del tutto fisiologico e non dovrebbe allarmare. Si tratta, in fin dei conti, di una mutazione naturale del sistema cardiovascolare: proprio per questo motivo non bisogna necessariamente preoccuparsi.

Tuttavia, un individuo anziano con problemi cardiaci importanti o altre limitazioni fisiche può comunque pensare di ricorrere all’installazione di un montascale, per migliorare la propria mobilità e preservare la sua indipendenza nello svolgimento delle più comuni attività quotidiane. Vediamo in quali casi la frequenza cardiaca di un anziano si può considerare nella norma e quando invece è bene rivolgersi al medico.

Battiti cardiaci negli anziani: i valori di riferimento

Di solito, la frequenza cardiaca di un anziano in salute a riposo è compresa tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Chiaramente c’è chi, pur non avendo problemi di alcun genere, potrebbe manifestare un battito cardiaco al di sotto o al di sopra di questo intervallo. Alcune circostanze, come problemi cardiaci o altre patologie, provocano infatti un aumento della frequenza cardiaca. Ma allora, quando è davvero necessario dare l’allarme? A destare sospetti in primis dovrebbero essere dei cambiamenti inattesi nei valori cardiaci: un aumento significativo o una diminuzione improvvisa dei battiti richiedono un consulto medico immediato. Altre avvisaglie da non sottovalutare sono segnali riconducibili all’infarto, come forti dolori al petto, respiro affannoso, svenimenti o vertigini persistenti.

Frequenza cardiaca sospetta: ecco quando chiamare il medico

Nonostante spesso non sia necessario fare allarmismi, ci sono alcune situazioni in cui è saggio, per sicurezza, affidarsi al parere di uno specialista. Oltre ai già accennati cambiamenti improvvisi nella frequenza cardiaca e a sintomi aggiuntivi, come dolore al petto, mancanza di respiro o vertigini, è bene drizzare le antenne soprattutto in presenza di una storia clinica complessa. Se si soffre di malattie cardiache o altri importanti problemi di questa natura, infatti, non bisogna assolutamente scherzare con la propria salute. In tal caso, è consigliabile monitorare attentamente la frequenza cardiaca e riferire al medico eventuali sbalzi poco chiari. Alcuni farmaci sono noti per la possibilità di influenzare il corretto funzionamento del cuore: se una persona anziana sa di assumere questa tipologia di medicinali, anche il suo dottore dovrebbe esserne a conoscenza, e dunque andrebbe consultato in caso di preoccupazioni. In generale, comunque, non è mai un errore rivolgersi al medico di base in presenza di qualche dubbio o inquietudine sullo stato cardiaco di un nostro caro, soprattutto se ultrasessantenne. Solo i professionisti della salute sono in grado di condurre una valutazione a tutto tondo e, se necessario, prescrivere successivi test o appositi regimi di trattamento.

Come misurare i battiti cardiaci degli anziani

Per scongiurare qualsiasi dubbio o perplessità sui nostri cari, può essere importante imparare a misurare la frequenza cardiaca degli anziani. Per farlo vi sono diverse soluzioni: tra le più comuni c’è la palpazione del polso. Sarà sufficiente contare per quindici secondi e moltiplicare per 4 per ottenere il numero di battiti al minuto. Per una misurazione più accurata e continuativa ci si avvale di uno strumento di monitoraggio della frequenza cardiaca: questi dispositivi di ultima tecnologia, come orologi o braccialetti elettronici, possono essere indossati dal paziente in qualsiasi momento. Offrono letture permanenti o a intervalli della frequenza cardiaca, fornendo degli appositi avvisi quando c’è qualcosa che non va. Ma il test più approfondito in assoluto è l’elettrocardiogramma, che misura l’attività elettrica del cuore. Se ne fa ricorso in particolare nei contesti medici, per valutare la salute cardiaca in modo più dettagliato.

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