Nel corso della vita dei nostri cari in età avanzata, può capitare di dover porre rimedio alle difficoltà motorie che soprattutto con il sopraggiungere della terza età possono condizionare l’autonomia degli anziani. In questi casi, è possibile che si senta parlare di anziani non autosufficienti per indicare coloro che non sono più in grado di prendersi cura del proprio corpo in maniera autonoma.
Tantissimi sono gli interventi che agiscono a supporto del recupero degli anziani non autosufficienti, in primis strumenti di assistenza alla mobilità come il montascale per anziani, ma spesso e volentieri si ricorre anche all’aiuto di veri e propri assistenti che possano seguire i nostri cari con regolarità.
È questo il compito dei caregiver, nome con cui vengono indicati proprio coloro che si dedicano alla cura continua e costante degli anziani non autosufficienti e in generale di tutti coloro che richiedono assistenza non solo da un punto di vista motorio ma anche sotto il profilo psicologico. Come in tutti i campi e settori lavorativi, anche per i caregiver non sarà cosa facile riuscire a garantire il sostegno 24 ore su 24 ai propri assistiti senza lasciarsi prendere dallo stress e dalla fatica quotidiana.
In questo articolo andremo allora ad indicare cinque consigli utili per caregiver che seguono anziani non autosufficienti, nella speranza non solo di agevolare il loro lavoro ma anche di migliorare di conseguenza l’efficacia della cura e dell’assistenza. Ecco allora di seguito quali sono.
1) Gestire le pause
Ci è già capitato di sottolineare quanto l’assistenza del caregiver sia da intendere come una forma di ausilio costante e regolare che duri per tutto l’arco della giornata; è tuttavia vero e soprattutto necessario che all’interno del perimetro delle 24 ore ci si possano concedere brevi pause, magari nei momenti in cui l’anziano non autosufficiente è a letto a riposo o in quelle circostanze che non richiedono necessariamente la vicinanza fisica al paziente. È proprio in quel lasso di tempo che vanno scaricate tutte le energie nervose per concedersi del tempo per se stessi: spazio allora a lettura, meditazione e passatempi vari!
2) Praticare attività fisica
Potrebbe sembrare paradossale ma come sempre l’attività fisica si inserisce in qualsiasi ambito che riguardi il benessere del corpo e della mente umana. Seguire gli anziani non autosufficienti da caregiver implica uno sforzo ed uno stresso sotto entrambi i profili, sia quello fisico che psicologico ed è per questo motivo che uno dei consigli più caldi è quello di dedicare la stessa attenzione anche al proprio organismo.
Praticare una regolare attività fisica aiuterà non solo a sentir meno la stanchezza dovuta ai continui spostamenti e movimenti compiuti in supporto all’anziano, ma anche a scaricare le tensioni nervose accumulate nel tempo.
3) Ascoltare l’anziano non autosufficiente
Uno dei punti troppo spesso sottovalutati è quello dell’ascolto; in diverse occasioni il caregiver nel suo percorso di assistenza all’anziano non autosufficiente si ritrova a sorvolare sulle parole del proprio assistito perché magari “stanco” di sentire quello che può apparire come un lamento continuo. In realtà, abbiamo già ricordato quanto sia limitante questa particolare condizione degli anziani ma non va dimenticato come per loro sia un passaggio duro da digerire, soprattutto in presenza di una diagnosi molto negativa.
Ecco che allora un buon caregiver deve essere in grado di dare ascolto alle sofferenze della persona in età avanzata, senza lasciarsi condizionare emotivamente dalle proprie sensazioni o dai propri punti di vista. Naturalmente, andrà favorito anche il dialogo – laddove possibile – con l’assistito in modo che il percorso di assistenza possa ritenersi completo a tutti gli effetti.
4) Non sostituirsi al medico
Un’altra pratica oltremodo scorretta è quella di sostituirsi al medico nel percorso terapeutico dell’anziano non autosufficiente. Sia chiaro, non si parla di diagnosi vere e proprie né di indicazioni farmacologiche dettagliate, ma non è così raro che il caregiver possa decidere in maniera indipendente per ciò che riguarda la somministrazione dei farmaci di uso quotidiano, forte dell’esperienza pregressa o comunque delle proprio conoscenze in ambito medico.
Se da un lato chi per mestiere si occupa di assistenza può effettivamente avere una consapevolezza diversa rispetto ad altri, ciò non toglie che la terapia basata su farmaci soprattutto per gli anziani non autosufficienti va ponderata e calibrata sempre e solo seguendo un parere esperto. Dunque fare sempre attenzione e rivolgersi a chi di dovere per non rischiare di aggravare la situazione o diagnosticare erroneamente un disturbo di qualsiasi natura.
5) Mostrare un atteggiamento positivo
Per gli anziani non autosufficienti dover ricorrere alle cure e all’assistenza di un’altra persona rappresenta uno scoglio anche sotto il profilo psicologico. Spesso quest’ultimi possono sentirsi davvero un peso anche per il proprio caregiver ed è per questo motivo che un buon assistente non dovrà mai far percepire di essere condizionato dalle difficoltà del proprio assistito. Sebbene sia facile lasciarsi influenzare dalle esperienze difficili e dolorose degli anziani non autosufficienti, il caregiver dovrebbe mostrarsi sempre con un atteggiamento positivo, lasciando in questo modo intendere che il percorso di recupero è condiviso e che ci sia piena fiducia in un futuro migliore.